Le religioni, le filosofie, le arti, le forme sociali dell’uomo primitivo e storico, le scoperte scientifiche e tecniche, gli stessi sogni che popolano il sonno, scaturiscono indistintamente dalla fonte magica del mito
L’eroe dai mille volti, Joseph Campbell, Ed. Lindau 2016
Secondo lo studioso Joseph Campbell, anche nella più semplice favola infantile è insita la capacità di stimolare i più profondi centri creativi fornendo i simboli che aiutano il progresso dello spirito umano. Nel libro L’eroe dai mille volti, l’autore ci spiega come il viaggio dell’eroe sia la struttura basilare di ogni mito e come nelle leggende e nei riti di passaggio di tutte le culture del mondo venga da sempre ripetuta la stessa formula narrativa: dopo una separazione iniziale dal mondo conosciuto l’eroe si avventura in un mondo soprannaturale dove ritroverà dei poteri che riporterà con sé nel momento del ritorno a casa. Così il Buddha che scappò dalla casa paterna e, dopo aver raggiunto gli 8 stadi della meditazione e vinto la battaglia contro il Dio dell’Amore e della Morte, fece ritorno tra gli uomini portando la conoscenza del Cammino; o il mito di Enea che discese nel mondo dei defunti per poi tornare sulla terra per compiere la fondazione di Roma.
Adottando la teoria degli archetipi di Jung l’autore mostra come in tutte le storie si devono ripercorrere delle tappe fondamentali che altro non sono che un portare alla luce il materiale inconscio. Per scoprire il mondo straordinario l’eroe deve abbandonare il mondo ordinario, entrare negli abissi e discendere all’interno del suo essere: solo qui potrà ritrovare le energie perdute e i suoi magici poteri con cui far ritorno nella sua terra pieno di una nuova forza curatrice. L’eroe è quindi il simbolo della forza divina, creatrice e redentrice, che aspetta di venire alla luce in tutti gli uomini. Sarebbero queste motivazioni collettive di natura psicologica che portano tante assonanze nelle religioni di tutti i popoli della terra. Qui ci occuperemo della prima parte del viaggio, in cui l’eroe sposta il suo interesse dal macrocosmo del regno esteriore al microcosmo del suo regno interiore.
1) La partenza dell’eroe: la prima tappa è il richiamo all’avventura in una terra fatale in cui vivono esseri magnifici e terribili e dove avvengono fatti inspiegabili. Questa chiamata alla partenza è annunciata da un araldo simbolizzato con un animale ripugnante (serpente, rospo, piccolo drago) che rappresenta la repressa fecondità degli istinti. Il mondo inesplorato può essere l’oscura foresta, il grande albero, la fonte zampillante. Questo momento di distacco dal mondo conosciuto è connotato da uno stato d’ansietà che ci riporta a quanto teorizzato da Freud sull’evento traumatico del distacco del bambino dalla madre nel momento della nascita.
2) Rifiuto all’appello: in questo secondo momento vi è il rifiuto a rinunciare a quello che consideriamo il nostro personale interesse. L’eroe va quindi contro il comando e il risultato è un disintegramento delle sue facoltà: Rosaspina che pungendosi fa cascare nel sonno tutto il castello, la moglie di Lot che diventa una statua di sale dopo aver contravvenuto all’ordine di non girarsi a guardare indietro, o Dafne che per non concedersi a Zeus si fa trasformare in un albero. Anche se può sembrare un momento negativo anche questo passaggio è fondamentale poiché l’eroe giunge a una distruzione della parte conscia per pervenire a un’introversione che mira al raggiungimento di un forte autocontrollo.
3) L’aiuto soprannaturale: la guida protettrice è la figura che simbolizza il destino benevolo. Nelle favole è rappresentato dalla vecchietta, nel mito classico è Hermes-Mercurio, in quello Egiziano è Thoth e nella tradizione cristiana è lo Spirito Santo o la Vergine Maria. L’uomo deve aver fiducia in queste entità che gli appaiono durante il cammino, essi sono la rappresentazione del compimento del suo destino; come il suo viaggio però, essi possono avere delle caratteristiche ambivalenti e non essere totalmente gradite all’eroe che ancora non è disposto a lasciare il mondo conosciuto.
4) Il varco della prima soglia: attraverso l’aiuto della guida l’eroe giunge all’ingresso delle zone soprannaturali dove vi è un Guardiano della soglia. Questi esseri segnano il confine attuale dell’eroe, aldilà vi è l’ignoto in cui manca la protezione della comunità. Queste terre oscure sono abitate da Orchi e Sirene che hanno l’abilità d’ingannare evocando deliziosi pericoli. Essi rappresentano la libido incestuosa e la destrudo parricida. Pan è uno di questi esseri, capace di far scatenare il “timor panico”, quella tremenda paura che ha chi si addentra nei suoi luoghi senza protezione. L’avventura è sempre un passaggio dal noto all’ignoto. Se chi entra è armato di coraggio e pronto ad abbandonare il suo vecchio Io, può pervenire alla scoperta di questi luoghi.
5) Il ventre della balena: il varco della soglia è il momento della rinascita ed è rappresentato come un autoannientamento dell’eroe mangiato da qualche animale (balena, elefante, lupo). Anche l’entrata del fedele nel tempio rappresenta la sua morte al mondo e il ritorno al grembo materno, all’ombelico del mondo, il paradiso terrestre. Le cariatidi, i demoni e i gargoyle sono i guardiani della soglia. È in questa simbologia dell’autoannientamento che si collocano gli dei che hanno il loro corpo disintegrato, come Osiride.