Il cervello umano ha sviluppato per la propria sopravvivenza dei meccanismi di difesa attraverso i quali qualsiasi situazione viene codificata già prima che avvenga in base alle esperienze vissute, come la paura di avvicinarsi a un fuoco. Questa memoria che serve all’uomo per proteggersi, può portare però a una presunta immagine oggettiva della realtà e dei suoi pericoli che non ci permette una reale esperienza dell’evento che si sta manifestando.
Anzi il ricordo, per esempio di un dolore subito nei primi anni di vita, in cui avevamo una soglia del dolore molto più bassa, può rimanere impresso come se fosse molto più forte di quello che potremmo sperimentare divenuti adulti. Queste memorie corporee tendono poi ad essere immagazzinate a livello fisico, ad esempio con una rigidità muscolare che può portare a delle posture scorrette o a dei veri e propri atteggiamenti autodistruttivi.
Il sistema nervoso autonomo si occupa di regolare le nostre reazioni involontarie a seconda degli stimoli che riceve. Del sistema nervoso autonomo fanno parte il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico.
Entrambi svolgono funzioni articolate e complesse fondamentali per il corretto funzionamento dell’organismo. Con necessaria approssimazione, potremmo dire che il sistema simpatico si occupa di reagire in maniera attiva a una situazione di pericolo, come per esempio aumentando la pressione sanguigna.
Al contrario, sempre approssimando, il sistema parasimpatico si occupa di rilassare il corpo, ad esempio per permettere di metabolizzare il cibo. In una persona con un buon livello salutare questi due momenti sono equilibrati in uno stato di omeostasi che alterna i due momenti a seconda dello stimolo a cui viene sollecitato.
Dei problemi possono insorgere nel momento in cui il corpo tende a cronicizzarsi verso uno dei due stati, come se fosse sempre in pericolo oppure al contrario in continuo stato di riposo. Questo fattore dipenderà dalla tipologia di eventi che ci hanno formato e dalla risposta che abbiamo trovato più congeniale per non sentire eccessivo dolore.
Ogni psicoterapia del profondo cerca il più possibile di far integrare questi “traumi”, ognuna attraverso il suo metodo: mentale, simbolico, esperienziale. Il rebirthing, favorendo il flusso respiratorio senza agire in prima istanza direttamente sulla sensazione specifica, lavora a livello corporeo. Le tensioni vengono liberate con il loro carico energetico in maniera spontanea attraverso lo sblocco del respiro che porta alla “guarigione”. In questa fase, meno il pensiero sarà vigile e attento a controllare ciò che succede e più il corpo potrà aprirsi e il respiro agire in maniera benefica in profondità. In un secondo momento, una volta liberati dalle tensioni, sarà possibile risalire anche al momento esatto in cui abbiamo subito quel “trauma” anche se accaduto nei primi mesi di vita.