Lo stress della vita moderna inducendo una inibizione alla respirazione ha un collegamento diretto con gli stati della depressione e dell’ansia. Infatti, le tensioni nervose accumulate attraverso ritmi frenetici portano a un irrigidimento della muscolatura e dei movimenti diaframmatici.
Ad un minor flusso respiratorio corrisponde una minore energizzazione globale che a lungo andare può portare agli stati di depressione. Al contrario gli stati di ansia sono causati da momenti di maggiore stimolazione respiratoria in cui possono riaffiorare forti sensazioni emotive. In questi momenti di forte ansia il corpo innesca un’autodifesa in cui la paura legata all’emergere di sensazioni spiacevoli conduce a un maggior irrigidimento. Ma questa estrema forma di autocontrollo, in cui cerchiamo di bloccare il respiro, invece di proteggerci ci condanna a essere succubi di questi sentimenti.
Attraverso il rebirthing, invece, si cerca di spostare l’attenzione da queste “crisi” e concentrarci su ciò di cui il corpo ha bisogno per fare in modo che la respirazione segua il suo corso e permetta al soggetto di sperimentare una riattivazione del suo potenziale energetico. Depressione e ansia si manifestano come due facce della stessa medaglia ossia sono sintomo dello stesso scompenso: la prima legata a un deficit energetico mentre la seconda a un surplus. Lo stesso discorso vale anche per i disturbi d’attacchi di panico (D.A.P) in cui vi sono evidenti punti in comune con l’iperventilazione (capogiro, formicolio alle mani, timore di perdere il controllo, vertigini, paura, affanno).
Nella prospettiva teorica del rebirthing, i disturbi sopra menzionati sono risposte che l’organismo attua in caso di subventilazione o iperventilazione, ossia quando non è ben ossigenato. Una respirazione incompleta deriva, come abbiamo detto, da una tensione di tipo psicologico–emotivo a cui seguirà iperventilazione. Questi momenti sono connessi a forti paure che ci troviamo in qualche momento ad affrontare, come può essere ad esempio la paura di volare. Esse danno il via ad attimi di forte catarsi in cui vi è una perdita totale del controllo di sé.
Una persona non preparata ad affrontare questi eventi è normale che l’interpreti con spavento e cerchi il prima possibile di ricondurre la respirazione al suo ritmo precedente. Questi attimi in cui l’emozione diventa molto più intensa possono però liberare la persona da quella particolare paura.
Talvolta si pensa che emozioni molto forti sono da tenere sotto controllo e da non far emergere, come se il soggetto avesse qualcosa di sbagliato da tenere nascosto anche alla sua stessa vista. Al contrario con il rebirthing si cerca proprio di andare a scavare in questi ricordi dolorosi che fanno parte della nostra storia e vanno conosciuti e affrontati con profondo rispetto.
Un altro problema connesso agli attacchi di panico è la facilità della loro ripetizione, una volta che vengano sperimentati dopo una prima volta. Come nel peggiore dei circoli viziosi la paura che possa insorgere la crisi contribuisce in maniera sostanziale alla sua manifestazione.
Attraverso una respirazione consapevole si vuole proprio andare a modificare queste associazioni dando un nuovo impulso in grado di attuare un cambiamento radicale che si rifletterà da un piano fisico a uno mentale–emotivo e viceversa, andando a creare e sperimentare nuovi circoli virtuosi in grado di apportare nuovo benessere.