ll periodo attuale, tanto in Italia quanto nel mondo, è forse tra i più “caldi” che abbiamo mai vissuto dal dopoguerra ad oggi.
Tutto ciò che abbiamo vissuto durante gli anni del Covid e successivamente con le guerre ancora in atto, ha fatto sì che le frequenze di odio e di violenza fossero sempre più diffuse. In questi giorni sono state scritte miliardi di parole, “postati” decine di video, di reel e di dichiarazioni sul tema “della violenza contro le donne”. Ma nella maggior parte dei casi, con una comunicazione assolutamente violenta che, ancora una volta, porta alla “separazione”, alla creazione di “fazioni” in cui ci si schiera uno contro l’altro, alimentando giudizio e colpevolizzazione. Ma quali sono le emozioni che scaturiscono da questi infiniti pensieri di odio, violenza e separazione? Sono la paura, la tristezza e la rabbia. Normalmente diamo un’accezione negativa e queste emozioni e spesso facciamo di tutto per allontanarle, per “non sentire”; altre volte ci identifichiamo completamente in esse e ne diventiamo “dipendenti”. In realtà nessuna emozione è giusta o sbagliata, sono tutte funzionali. L’errore è lasciarci sopraffare, piuttosto che viverle il tempo necessario per digerire ed elaborare traumi, lutti, ferite e poi lasciarle andare. Nel nostro lavoro di Counseling abbiamo potuto osservare come l’emozione più detestata nell’inconscio collettivo è la “rabbia” e allo stesso tempo la più “sentita”. Detestata perché normalmente accompagnata da espressioni di critica, ostilità e disapprovazione, necessari in alcuni casi ad esprimere il proprio disaccordo e a far rispettare i propri bisogni. La rabbia diventa pericolosa quando, nell’incapacità di gestirla e scaricarla, raggiunge livelli di aggressività ed ira, fino alla violenza. Può essere esplosiva se rivolta all’esterno, o implosiva, se comunicata attraverso il silenzio, l’ostruzionismo o una finta indifferenza. Gli ormoni collegati all’emozione della rabbia sono il cortisolo (ormone dello stress), l’adrenalina e la noradrenalina. Così come l’emozione stessa, questi ormoni non sono dannosi per il fisico se prodotti in dose minima e facilmente smaltibile. Lo diventano invece, se si protraggono nel tempo causando danni fisici di vario tipo. I pensieri e le credenze che sono alla base di questa emozione, seppur con tante diverse sfumature, sono quasi sempre gli stessi: il non sentirsi riconosciuti, visti, rispettati e amati; il credere di non valere e non meritare l’amore e l’ascolto dell’altro. Il non sentire appagati i propri bisogni dando la colpa alla vita, agli altri, alla sfortuna. E’ interessante sottolineare che alcune emozioni non sono realmente nostre, ma acquisite da modelli familiari, da eventi trans-generazionali o “fatte nostre” già nella vita intrauterina. Il bambino, infatti, durante la gravidanza vive sempre le emozioni della mamma, ma non è in grado di discernere e le fa sue. Oppure vive stati di tristezza o rabbia, per il dolore legato alla perdita di gemelli e con quell’emozione arriva alla vita.Per fortuna ci sono molti sistemi semplici, ma potenti, per aiutarci ad attraversare la rabbia, farla fluire e tornare velocemente alla “pace interiore”.
Ne consigliamo alcuni:
1) scaricare la rabbia coinvolgendo il corpo:
- con una doccia fredda;
- facendo una corsa o un’attività che impegni il fisico, fino al ritorno della calma;
- mettendo la testa in un catino con acqua fredda e urlandoci dentro;
- facendo minimo 5 minuti (meglio 15 minuti) di “respirazione del cuore” (respiro in tre tempi, senza pausa tra espirazione e inspirazione e contando fino a tre tra inspirazione ed espirazione);
2) quando la rabbia coinvolge una persona in particolare:
- se siamo in sua presenza, mettiamo una distanza fisica tra noi e lei (cambiamo stanza, lasciamo il luogo in cui si trova, per tornarci solo dopo esserci calmati);
- ci prendiamo del tempo per elaborare le cause per cui siamo arrabbiati con quella persona e torniamo al dialogo solo quando siamo in grado di comunicare assertivamente e non aggressivamente;
3) un metodo sempre utile è la “scrittura”.
Ad esempio scriviamo senza sosta tutte le risposte che vengono alla domanda “la vera ragione per cui sono profondamente arrabbiato/a è…..”. Ogni volta che sentiamo di aver toccato un punto importante, ci soffermiamo su quello e scriviamo ancora, fino a vedere quale “bisogno” non sentiamo appagato, tanto da incolpare qualcuno o qualcosa per questo.
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Ovviamente tutto questo è utile come “cassetta del pronto soccorso” e quando un’emozione è un caso una tantum e non “costante e ripetitiva” nella nostra vita.
In caso contrario è fondamentale trovare strumenti e percorsi che ci aiutino a riconoscere e gestire le emozioni disfunzionali, arrivando alle loro cause scatenanti.
Primo fra tutti la Respirazione Consapevole Sistemica® che attraverso il respiro circolare, riporta calma e pace nell’individuo.
Se vuoi approfondire la tematica della rabbia e come gestirla, parliamone! Puoi scrivere a ghenesisroma@gmail.com o chiamare al 338.2651119.
Chiara Giovagnorio – Ghenesis
“Quando non siete calmi evitate di agire, non dite nulla: restate disponibili per voi stessi, centrati in voi stessi. Ci sono sistemi grazie ai quali possiamo tornare a noi stessi e praticare così da riscoprire la nostra calma, la nostra tranquillità, la nostra lucidità. Ci sono sistemi che possiamo mettere in pratica così da capire le reali cause della sofferenza. E questa comprensione ci aiuterà a fare ciò che va fatto, e a non fare ciò che potrebbe essere dannoso per noi e per gli altri” Thich Nhat Hanh