Il respiro è per noi un collegamento tra il nostro interno e l’esterno ed è strettamente connesso con le nostre percezioni, le nostre emozioni, i nostri pensieri e l’ambiente che ci circonda.
Eppure spesso, essendo la respirazione una funzione automatica, non prestiamo attenzione alla sua qualità e spesso tratteniamo il fiato, rendendo meno fluido e profondo il nostro respiro.
Imparare a consapevolizzare la nostra respirazione ponendo attenzione a questa funzione che è alla base della vita significa entrare in contatto con il profondo di sé, nel qui ed ora, in modo pieno e autentico e anche riuscire a governare meglio le proprie emozioni.
Oltre a rappresentare un buon modo per tenere in salute in nostro organismo grazie a una maggiore ossigenazione, imparare tecniche e pratiche di respirazione può influire anche sulla qualità della nostra percezione delle nostre emozioni e del momento presente.
Dal punto di vista fisico, “ascoltare il proprio respiro” ed esercitarne un controllo consapevole rendendo la nostra respirazione fluida, meno superficiale e più ampia, mette in moto tutti i muscoli respiratori che spesso invece non coinvolgiamo trattenendo il fiato, consentendo inoltre una maggiore ossigenazione del sangue e una maggiore stimolazione della corteccia cerebrale. Il respiro può “dirci” molte cose, “parlarci”.
Porre attenzione alla sua qualità può fornirci elementi preziosi per osservarci e quindi poter intervenire per ottenere maggior benessere psico-fisico.
Se, ad esempio, ci rendiamo conto di avere spesso il “fiato corto” e di respirare superficialmente, è probabile che il nostro affanno sia dovuto al senso di costante pericolo in cui sentiamo di essere. È quindi utile domandarci cosa temiamo e cosa ci spaventa.
Più veloci e poco profondi sono i nostri atti di inspirazione ed espirazione, meno il nostro respiro potrà agire in profondità per il nostro benessere.
Il ritmo respiratorio può infatti influire notevolmente sul nostro equilibrio psico-fisico e rendersene consapevoli può aiutarci a capire cosa di più radicato vi sia nella nostra parte più profonda. È infatti la parte più antica del nostro cervello che controlla il respiro, la stessa che gestisce i processi istintivi e gli schemi mentali.
Imparare (o re-imparare) quindi ad ascoltare il proprio respiro ci dà la possibilità di poter comprendere meglio alcuni atteggiamenti che abbiamo acquisito nel tempo, talvolta già da bambini, e di poter intervenire su di noi per migliorare la nostra qualità di vita.
Pensiamo ad esempio alla sindrome delle apnee notturne, durante le quali si interrompe oppure si rallenta eccessivamente la respirazione durante il sonno: un disturbo che interferisce con i ritmi, facendo passare repentinamente e anche ripetutamente dal sonno profondo a un sonno più leggero.
Una patologia molto diffusa, di cui talvolta non si riescono a individuare cause prettamente fisiche, talvolta legata proprio ad “abitudini” scorrette del controllo volontario del respiro che potrebbero essere originate da disturbi psicosomatici e che fanno sì che il nostro organismo “dimentichi” di respirare, con una conseguente minor qualità del nostro benessere generale.