Il sistema familiare, come ogni insieme sociale, ha delle regole ben precise anche se non scritte: Bert Hellinger per primo ha individuato tre principi fondamentali di cui è bene prendere consapevolezza se si vuole andare a rimettere a posto ciò che ha apportato delle difficoltà all’interno dell’albero genealogico.
La prima legge familiare dell’amore originale o primario ci dice che ogni membro “ha diritto di fare parte del sistema – famiglia, e nessuno può esserne escluso”. L’abbandono di un figlio da parte della famiglia d’origine, l’aborto, un atto di violenza e tutti quei casi di emarginazione come la carcerazione, la tossicodipendenza ed anche l’emigrazione, portano uno squilibrio nel tessuto familiare.
Il legame biologico di appartenenza viene indicato dalla psicobiologia come il bisogno fondamentale di essere riconosciuti con affetto all’interno del proprio nucleo. Ogni persona dovrebbe essere accolta secondo le proprie esigenze specifiche che se non vengono soddisfatte generano uno scompenso talmente elevato che potrà rimanere come informazione all’interno del campo morfogenetico familiare, ripercuotendosi ai discendenti e diventando una problematica genealogica.
Infatti, dato che molti di questi avvenimenti di esclusione rimangono celati alle generazioni successive, i discendenti nell’albero genealogico si possono trovare a subire le stesse diseguaglianze degli avi sotto forma di discriminazione o non inclusione. Una sorta di spirale ripetitiva di eventi molto simili a quelli vissuti dai propri antenati, come se ci fosse un copione prestabilito ormai insito nel sistema familiare.
Attraverso il lavoro del genosociogramma si può tracciare la biografia degli esclusi del sistema in modo da riuscire a reintegrare tutti i membri nell’albero genealogico, ridando ad ognuno il proprio posto. Anche il solo ‘dare un nome’ a questi esclusi dal sistema può voler dire riconoscerli a pieno diritto nella storia familiare.
Il secondo principio si basa sull’equilibrio tra il dare e il ricevere nelle relazioni. Come in un qualsiasi scambio, anche nelle relazioni si può contrarre un credito e/o un debito verso qualcuno. Tuttavia, in alcune relazioni il rapporto dovrebbe essere simmetrico, ad esempio nella relazione di coppia, mentre in altre il rapporto dovrebbe essere complementare perché basato di fatto sulla disparità, come nel caso figlio/genitore.
Questo vuol dire che nella relazione simmetrica l’equilibrio deve essere cercato nell’equità dello scambio: ossia nel saper chiedere e saper dare tutto ciò di cui si ha bisogno a prescindere da calcoli matematici utilitaristici. Allo stesso tempo bisogna proteggersi da squilibri insostenibili e fare in modo che le responsabilità vengano il più possibile condivise.
Al contrario nelle relazioni complementari deve esserci per forza una disparità. Appare chiaro, in questa prospettiva, che nel rapporto genitore/figlio ci si può sdebitare per il dono della vita solo con la gratitudine o con la generazione di altra vita.
Il rischio di questa relazione è quello di non saper prendere a piene mani da chi solo può donarci senza nulla pretendere in cambio. Alcune persone per potersi sdebitare di ciò che hanno ricevuto passano la vita a occuparsi dei genitori invece di creare una nuova famiglia o comunque tendono a togliere troppa energia alla famiglia elettiva per darla alla famiglia d’origine. Per questo motivo il terzo principio parla di un “ordine” per cui chi è grande dà senza chiedere in cambio e chi è piccolo può solo ricevere senza giudicare: dobbiamo, infatti, avere consapevolezza di aver ricevuto tutto quello di cui avevamo bisogno per essere quelli che siamo diventati, essendo grati di tutto il bene e tutto il male che abbiamo ereditato.
La legge dell’ordine ci fa comprendere quanto disequilibrio nel sistema può creare chi chiede a una persona di prendere il posto di un’altra. Un figlio che provi a sostituire un padre o una madre, ad esempio, può causare notevoli problematiche perché avrà molte difficoltà nel creare una famiglia nuova a cui dare energia.
Questa legge ci permette inoltre di capire che chi è arrivato prima ha maggiori diritti e doveri rispetto a chi è venuto successivamente. Agli anziani viene perciò riconosciuta, come nelle culture antiche, una grande autorità e saggezza. In quest’ottica gli anziani non possono essere considerati un “peso” per i più giovani.
I figli possono del resto ripagare i genitori degli sforzi fatti sfruttando a pieno la vita che hanno ricevuto e realizzandosi come persone complete.