Jung e l’inconscio archetipico

Jung, in L’uomo e i suoi simboli, definisce gli archetipi come delle immagini primordiali che da sempre costellano la psiche dell’uomo. I contenuti inconsci della mente sono portati alla coscienza attraverso questi modelli originari che vengono rappresentati da ogni religione e in ogni mitologia con specifiche forme simboliche.

Questi codici raccontano all’uomo il “dramma dell’anima” che, partendo da uno stadio infantile, attraverso varie fasi giunge alla sua completezza e ad una presa di consapevolezza maggiore e piena del suo sviluppo.

Per questo motivo, secondo Jung, l’uomo non ha sentito il bisogno di avere una psicologia se non quando le religioni sono definitivamente crollate.

La mente umana come ogni altro organo ha una sua storia evolutiva millenaria e gli archetipi sono resti arcaici che l’uomo porta con sé. Come gli istinti agiscono a livello fisiologico senza che la coscienza possa direzionarli volontariamente, lo stesso accade a livello simbolico attraverso la produzione dei sogni.

L’inconscio riesce a rivelarsi alla coscienza con delle immagini che, come gli istinti, sono innate ed ereditarie e sono frutto del nostro sviluppo biologico. Come gli uccelli sanno istintivamente costruire il loro nido, così i simboli appaiono a chi li studia come forme vitali piene d’energia che compongono la nostra struttura mentale e ci aiutano nella costruzione delle società.

Quando vengono rimosse o peggio ancora considerate demoniache, queste rappresentazioni dell’inconscio possono ripresentarsi con delle conseguenze non prevedibili. Secondo Jung, la civiltà occidentale con il suo razionalismo crede di essersi liberata da questi impulsi sotterranei e da ogni loro narrazione, sia mitologica che religiosa.

L’uomo moderno ha distrutto ogni messaggio che questi simboli hanno avuto per migliaia di anni, classificando tutto questo bagaglio di conoscenze come mere superstizioni. E al contempo i credenti hanno chiuso le porte a ogni discussione sui loro dogmi così da non ammettere l’importanza scientifica di questi contenuti, cosa che invece tenta di fare la psicologia.

Tanto più il sacro viene rinnegato e non preso in considerazione, tanto più l’uomo si sente isolato assistendo a una perdita di senso e a una disumanizzazione della vita. Spiriti, maghi, streghe, folletti, fate, gnomi e tutti gli esseri che popolavano il mondo con i loro favolosi incantesimi e immensi poteri sono improvvisamente scomparsi, bollati come irrazionali, ma ancora sopravvivono nei nostri sogni e nel nostro inconscio, ancora dominato dai suoi tabù.

La psicologia deve prendere sul serio il sentimento e l’emozione che questi archetipi apportano all’individuo. Il valore di questi simboli risiede nell’energia viva che suscitano, che Jung chiama numinosità. I simboli servono per riconciliare le fratture che si sono venute a creare all’interno della psiche. Dio ha da sempre parlato per mezzo di sogni e di visioni. L’inconscio va studiato come ogni fenomeno naturale, con una seria indagine neutrale, senza premettere alcun giudizio morale. Luce e ombra, bello e brutto, buono e cattivo, sono tutte qualità e aspetti che popolano la nostra psiche. La psicologia cerca di affrontarle per portare l’uomo alla piena consapevolezza di queste tendenze simboliche che lo abitano.